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Pietro Labonia – “Canzone del Futuro”

today11 Marzo 2025 29

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Canzone del Futuro” di Pietro Labonia è un racconto sonoro che ci invita a riflettere sul tempo, sull’importanza del presente e sull’irresistibile attrazione verso ciò che ancora non esiste. Il brano, guidato dallo “slide”, scivola attraverso una melodia che evoca leggerezza e introspezione, come indossare pattini per superare il peso del presente.

Labonia esplora le domande che spesso ci poniamo: quante volte ci proiettiamo nel futuro? Quante volte sogniamo di viaggiare nel tempo per aggiustare il passato o scoprire nuovi orizzonti? La “Canzone del Futuro” è un invito a vivere nel qui e ora, ricordandoci che, nonostante il fascino del domani, siamo padroni solo del nostro presente. E nel vostro futuro, cosa c’è? Forse, come dice l’artista, c’è l’ascolto di questa canzone.

Pietro Labonia è conosciuto più che altro per gli Aedos Cluster of the Waterfall e il duo acustico Labobros. Dopo l’esperienza a Sanremo Rock nel 2023 nasce la voglia di mettersi in gioco anche come solista. Un nuovo progetto dunque, nuove idee e una nuova musica, sotto la guida dell’etichetta discografica Rhoon Records, che vedrà l’uscita del primo singolo ufficiale, in programma l’11 di ottobre 2024. Lo stile è di tipo

cantautorale, tendendo a sonorità prettamente acustiche e proponendo canzoni in italiano, dal sapore ironico e sarcastico.

Con il disco Disposable Music and Collectible Razors dei Labobros uscito nel dicembre 2021 si vedono collaborazioni con artisti come Cesareo (Elio e le storie tese), Paolo Tofani (Area), Jinian Wilde (David Cross Band), Muraud Musset (La Rue Ketanou) e sul versante arti visive con il videoclip Microfaces With Smiles dei Labobros si vanta la presenza di Michael Lee Gogin (attore in Paura e delirio a Las Vegas" Critters" Streghe, ecc.), Marco Marzocca e Stefano Sarcinelli. Attualmente nella fase

embrionale la stesura di un album con il bassista e cantante Richard Sinclair (Caravan, Hatfield and the North, Camel, ecc.).

Pietro nasce a Bologna poi si sposta da da Venezia a Corigliano-Rossano, Roma, Londra, Buenos Aires, e qui emerge la sua tendenza (o forse l’esigenza) a essere nomade, facendo della sua arte un pretesto per non avere limiti di luogo ed eventualmente (laddove sia possibile) anche di tempo.

Impersonando la figura del vero autodidatta, l’esplorazione di diversi strumenti musicali risulta essere quasi d’obbligo per poter sfruttare appieno le potenzialità dei suoni che questo pianeta mette a disposizione. Si potrebbe fare eventualmente anche una lista di questi strumenti, ma risulterebbe noiosamente lunga e probabilmente neanche troppo accurata… diciamo per comodità che se si suona, fa parte di quella lista e se non rientra, è solo questione di tempo.

La composizione dei brani non ha un metodo preciso e si basa molto sulla ricerca di “stanze” di vari colori e arredamento, in cui raccontare delle storie.

 

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Scritto da: Matteo

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